“Da dove viene la parola maternità?”
La sua origine ha qualche implicazione rispetto le idee e i pensieri stereotipati che ci sono su questo evento?
Facendo una ricerca, ho scoperto che il termine “maternità” nasce probabilmente nel 1122 quando il Papa Callisto II introdusse questo neologismo per riferirsi alla Chiesa.
Il suo significato originario è lontano dalla maternità intesa fisicamente, quanto più corrisponde ad un fenomeno psichico.
Prima di questo evento, il termine “maternità” non esisteva: né in greco né in latino esiste un vocabolo per indicarla, mentre esiste il termine equivalente maschile, ossia paternità (paternitas).
Per gli antichi, la maternità era possibile solo alla presenza del padre, mentre la madre non era strettamente necessaria. Eschilo, nelle Eumenidi, afferma che “aver puoi padre senza madre”.
Il termine “maternità”, per come lo intendiamo oggi, comparve solo nella metà del 1800 per indicare lo “stato, qualità di madre” e come secondo significato “Edificio ospedaliero per le donne partorienti, o prossime a partorire”.
È così che la parola “maternità“, nata per indicare una qualità, muta di significato e nel corso del tempo arriva a delineare il luogo del parto, associando dunque il termine alla dimensione fisica e tralasciando quella spirituale.
Alla luce di ciò, mi sembra di comprendere più chiaramente come mai ancora oggi sia così poca l’attenzione alla costruzione di questo ruolo, delicato, complesso ed intimo. E soprattutto come mai, pensando alla maternità, si sia persa la dimensione temporale e sia nata l’idea che madri si divenga automaticamente con l’evento del parto.
Non è così, e penso che sia arrivato il momento di parlare del processo del divenire madri, riportando l’attenzione alle dimensioni psichiche e spirituali che tale evento coinvolge.
Occorre pertanto costruire un nuovo linguaggio che sia adatto alla “mamma del futuro”.